Attribuire un nome a un colore può avere un impatto psicologico molto profondo in quanto i nomi evocano significati, emozioni e associazioni culturali o personali che vanno ben oltre la semplice percezione visiva. Quindi il modo in cui chiamiamo un colore può cambiare il modo in cui lo viviamo.
- Linguaggio e percezione dei colori
- Linguaggio ed emozioni dei colori
- I nomi dei colori nel marketing
- Cultura e percezione dei colori
1. Linguaggio e percezione dei colori
Studi di psicologia cognitiva e marketing hanno evidenziato che i colori con nomi fantasiosi o poetici — come “blu cielo d’inverno” invece di un generico “azzurro” — vengono percepiti come più piacevoli, vividi e desiderabili.
Ad esempio un “rosso ciliegia” tende a essere giudicato più dolce e accattivante rispetto a un “rosso fuoco”, che viene percepito come aggressivo, anche se la tonalità è praticamente identica. Questo perché il nome crea una cornice mentale ed emotiva che influenza il giudizio soggettivo.
2. Linguaggio ed emozioni dei colori
I nomi dei colori attivano anche ricordi, sensazioni e stati d’animo.
- Un “verde foresta” può evocare natura, tranquillità e aria fresca.
- Un “grigio cemento” può invece suggerire freddezza, rigidità o paesaggi urbani opprimenti.
In questo senso, il nome funziona come un attivatore emozionale, in grado di modificare la nostra reazione al colore stesso.
3. I nomi dei colori nel marketing
Nel mondo del marketing un colore non è solo un colore: è un’esperienza e il suo nome può influenzare direttamente le decisioni d’acquisto.
Un rossetto chiamato “ruby red” ha molte più probabilità di essere scelto rispetto a uno chiamato semplicemente “rosso scuro”: il primo stimola la fantasia, il secondo è descrittivo ma piatto e senza originalità.
La psicologia dei colori nel branding sfrutta tutto questo per rafforzare l’identità del prodotto, creando un legame emotivo attraverso parole che raccontano una storia.
4. Cultura e percezione dei colori
Anche il contesto culturale e linguistico gioca un ruolo importante, infatti in alcune lingue, come il russo o il giapponese, esistono parole diverse per tonalità che in italiano rientrerebbero nella stessa categoria (ad esempio, diversi “blu” o “rossi”). Questo porta a una maggiore sensibilità e distinzione percettiva tra sfumature e di conseguenza a una maggiore attenzione nell’utilizzo di nomi di colori specifici.
Quindi, dare un nome a un colore permette di modellare la nostra percezione, influenzare le emozioni e può persino cambiare il nostro comportamento. È un chiaro esempio di come linguaggio e percezione si intreccino in modo profondo e spesso inconsapevole.
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